Imparare dai Persiani!

«Senza andare troppo lontano, molte testimonianze scritte sulla guerra partigiana che si celebra tutti i 25 d’aprile contengono precise istruzioni su come non cadere nella trappola clausewitziana del “contarsi” in vista della battaglia campale, dell’urto frontale risolutore.
Riluttanti, tocca combattere in campo aperto, cercando con le code degli occhi vie di fuga (“la fuga non è una sconfitta”), mentre generali allucinati sognano le Termopili. Cercare vie di fuga, daga alla mano, recitando come un mantra la strategia 35, “inganno dei cerchi concentrici”: quando affronti un nemico potente, non concentrare tutte le risorse su una sola linea strategica; mantieni contemporaneamente diversi piani d’azione in uno schema generale.
Diversi piani d’azione. Il mondo continua a esistere, oltre i lembi della battaglia campale, oltre la gola dove qualcuno vorrebbe bloccare i Persiani (che intanto – loro sì – applicano l’ottava strategia).
La vita è altrove, e la lotta anche. Come diceva qualcuno: la comunità umana è il nostro ghetto di riferimento.»

citazioni casuali di WuMing, di augurio e di insegnamento a chi si sta preparando per la partenza. Tenete in vista una via di fuga con la coda dell’occhio, e se incontrate il Buddha per strada, uccidetelo.

Sempre più radicali

Siamo disposti a tutto: perfino allo sciopero dell’aperitivo.

E se non bastasse, siamo disposti addirittura a rinunciare alla sigaretta dopo il caffè.

Trema, governo trema! ahahah ahahah auauau!

la rivoluzione è finita, abbiamo vinto

«’A/traverso’ era uscito nel giugno ’77 con un numero intitolato: La rivoluzione è finita, abbiamo vinto. Molti lessero il titolo come una battuta ironica. In realtà andava preso molto seriamente e alla lettera. Là dove i movimenti rivoluzionari del Ventesimo secolo avevano pensato di poter rovesciare e superare la forma sociale capitalistica, il movimento autonomo poneva le condizioni per una concezione del processo di liberazione. [..] Non si può più applicare il modello della rivoluzione politica: in questo senso la rivoluzione è finita.

Ma più  difficile da interpretare è la seconda parte del titolo. Che cosa significa ‘abbiamo vinto’? Noi cercavamo con quella frase, quasi forse una sorta di scongiuro, o piuttosto l’indicazione di un atteggiamento mentale, di creare le condizioni per affrontare in termini di sperimentazione consapevole e collettiva il processo di estinzione del lavoro, quel processo reso maturo dall’immensa trasformazione determinata dalle tecnologie moderne, dalla sussunzione del lavoro tecnico-scientifico entro il processo produttivo, che rendeva possibile la sostituzione del lavoro umano, l’estinzione del lavoro come modello dell’attività.

[..] Tutti erano convenuti a Bologna con grandi attese che erano andate frustrate. Alla domanda di una soluzione postorganizzativa, il quadro politico riproponeva come risposta il vecchio modello, e gli altri non avevano né l’energia né l’invenzione capaci di dare una nuova soluzione politica, perché una soluzione politica non c’era. [..] Tutti si ripromettono d continuare, di andare avanti, ma nessuno sa nascondere a se stesso la drammatica domanda: avanti come? avanti dove?»

da L’orda d’oro 1968-1977 di Nanni Balestrini e Primo Moroni